L’adolescente, ancora più del bambino, guarda verso l’alto in cerca di relazioni verticali con adulti che siano competenti, perché hanno bisogno di essere ascoltati, senza distorsioni o giudizi.
La loro richiesta nei confronti degli adulti è di essere teneramente rispecchiati mentre intraprendono questa strada di crescita verso la loro identificazione di genere e sociale: non chiedono di essere ammirati dall’adulto per rinforzare il legame di dipendenza, ma al contrario hanno bisogno di essere ammirati mentre intraprendono questo loro viaggio di allontanamento per trovare se stessi.
Il Corpo svolge un ruolo centrale nell’adolescenza, perché diventa quel luogo su cui plasmare la propria identità o utilizzarlo per incidere messaggi da inviare agli altri su di sé.
Il Corpo diventa un luogo da amare o odiare con tanta passione, distruggere o costruire fino a rappresentare su di esso ciò che siamo.
Tutto questo lavoro di trasformazione esprime quel processo definito di “mentalizzazione corporea” in cui l’adolescente investe tutto se stesso per riuscire a darsi una “forma”.
Esiste però anche quella che si definisce “ipermentalizzazione”, ovvero l’esagerata dedizione mentale a ciò che succede nel corpo, ne sono l’esempio quegli adolescenti che attraverso la magrezza manifestano il loro sentimento di identità e valore, con conseguenze molto rischiose.
E dunque in questa fase di grande e importante trasformazione psichica, mentale, emotiva e fisica l’adolescente si trova a vivere la sua prima “crisi esistenziale” , a volte senza essere pronto o lasciato alla sbaraglio e senza strumenti o supporti per affrontare questo che sarà un lungo viaggio.
La maggior parte dei genitori con cui mi confronto con figli adolescenti, sono molto critici, insoddisfatti, arrabbiati e frustrati nei confronti dei loro figli adolescenti, difficilmente trovo persone che vivano con serenità e fiducia questo periodo.
Ma dobbiamo pensare che la fase adolescenziale è un momento cruciale per i ragazzi è un momento in cui devono fare una “scelta” e prendere una “decisione” sulla loro esistenza, che sia loro e non nostra.
Quello che secondo la mia esperienza da Educatore pedagogico è importante, e non abbandonare, ma anzi lavorare molto a contatto con il proprio corpo, così da continuare a sentire e ascoltare sé stessi, i propri bisogni e trovare il modo per soddisfarli.
Il lavoro che svolgo attraverso la Danzaterapia, si fonda su basi neuroscientifiche e della psicologia dello sviluppo, diventa così uno strumento utile a sostenere il difficile rapporto tra disagio adolescenziale, corporeità, socializzazione, integrazione, coinvolgendo i ragazzi e sostenendo la crescita della persona in questo periodo.
Attraverso la pratica della Danzaterapia, si facilitando le connessioni tra emozioni, sensazioni, pensieri, movimenti e affetti, dando modo così ai ragazzi di conoscersi meglio e di riconoscersi durante questi mutamenti, offrendo elementi preziosi per strutturare una propria immagine corporea e consolidare il proprio sé.
Se pensiamo che il movimento è il primo e principale linguaggio che il bambino utilizza come comunicazione, ecco che la Danzaterapia si inserisce come strumento immediato e spontaneo per favorire l’interazione con gli altri, soprattutto in quei momenti delicati della crescita che potrebbero causare isolamento.
Gli incontri di Danzaterapia sono individuali o di piccolo gruppo, il lavoro è strutturato sulle specifiche problematiche che il ragazzo manifesta, ogni incontro ha la durata di 1 ora con un minimo di 5 incontri consecutivi una volta alla settimana.
Prima di intraprendere un percorso di Danzaterapia viene fatto un colloquio anche in presenza dei genitori.
Dott.ssa Pipan Cristina
Educatore Professionale socio-pedagogico
Danzaterapeuta Clinico
Info e appuntamenti
Studio di Danzaterapia
Via del Monte 2 TRIESTE
+393298846682
I nuovi adolescenti, Gustavo Pietropolli Charmet, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000