LA FORMA DEL TEMPO attraverso LA DANZATERAPIA CLINICA

“Dal tempo perduto, alla percezione del  tempo nella psicopatologia, al bisogno di ritrovare il nostro tempo interno… esperienza di Danzaterapia Clinica”

Il concetto di tempo è prevalentemente associato al tempo che scorre attraverso le lancette di un orologio, scandito dalle abitudini quotidiane, dagli impegni che ognuno di noi ha nella giornata, sembra come se questo tempo ci trascini nel fare e trasporti il nostro corpo da una dimensione all’altra, da un impegno a un altro senza sosta.

C’è il tempo in cui lavoro, il tempo della pausa pranzo, il tempo di andare a prendere i figli a scuola, il tempo dello sport, il tempo della spesa, il tempo della cena,… .

Viviamo nello “spazio del tempo”, ci lasciamo trasportare e vivere da situazioni che si incastrano nell’arco della giornata, scandite da orari ben stabiliti e costruiti.

Potremmo dire che c’è un tempo fuori di noi che ci conduce nella vita di ogni giorno, forse anche decide per noi quanto deve durare un impegno , rispetto a un altro….

ma il nostro tempo quello che ogni essere umano ha insito in lui sin dal grembo materno dove è svanito?

 E’ stato oscurato, trasformato, annullato prevaricato da un tempo esterno.

Il concetto di tempo porta a innumerevoli riflessioni, molte sono state fatte in passato e molte se ne fanno ancora oggi, quello che per me è interessante , è come attraverso la pratica della Danzaterapia Clinica è possibile dare “forma al tempo” attraverso quello che è lo strumento che abbiamo a disposizione per vivere : il nostro corpo.

Come faccio a sentire il mio tempo , ma soprattutto cosa vuol dire sentire il mio tempo e cosa ne devo fare di tutto ciò?

Forse un momento nella vita in cui entriamo in contatto con il Tempo Interno  è quando ci ammaliamo, la malattia può essere vista anche come una possibilità per fermarsi, per non guardare più così assiduamente i nostri orologi, le nostre agende, tutto questo tempo esterno improvvisamente svanisce e si dissolve….

La cura della sofferenza fisica ma anche psichica, come le nevrosi, le depressioni, le tensioni emozionali, le ansie,… è una pratica temporale (che richiede del tempo…) è intuitiva sulla percezione del tempo vissuto-interiore. 

In particolar modo è interessante come nella,  SCHIZOFRENIA il tempo si frantuma nella profondità , il presente e il futuro si cancellano, nella DEPRESSIONE il tempo si spezza, il presente è divorato dal passato e il futuro si annulla, è come se  assistiamo impotenti alla vittoria del tempo passato sulla persona, nell’ESALTAZIONE MANIACALE  invece, il tempo è bruciato da un’euforia senza confini, il tempo si sfilaccia.

Descrivere e spiegare il tempo vissuto dei pazienti non è una cosa semplice. Lo sforzo è quello di far capire che il tempo interno può divenire un aspetto importante per un percorso di cura.  Può significare, prima di tutto, concentrarsi sul “come del cosa”.

Ogni cura si lega al tempo interiore. Durante la terapia il passaggio della sofferenza alla guarigione la persona vive una trasformazione del tempo interiore.

Sarebbe da capire anche come e in qual misura il tempo esterno influenza e altera il nostro tempo interno e naturale. Ciò che è interessante osservare è come il tempo si trasforma nella nostra crescita  e come esista una tendenza a uniformare il nostro tempo di vivere la vita.

Addirittura nei nove mesi che trascorriamo nell’utero matero,  il tempo interno subisce influenze da quello esterno, per lo stile di vita di nostra madre, e anche il tempo della nascita spesso capita che non è il nostro, ma magari per un motivo o per l’altro veniamo spinti , tirati fuori e portati alla luce in velocità o come decidono i medici.

Ma quindi ci si potrebbe anche domandare se mai, nel corso della nostra vita viviamo o riusciremo mai a vivere questo nostro tempo interiore.

E’ interessante osservare il nostro corpo attraverso la Danzaterapia come vive e come trasforma questa percezione del tempo.

Nell’attimo in cui si chiude la porta nella sala, si chiude una porta con il mondo esterno, e il mio corpo con la sua frenesia, con le sue ansie, con le sue paure si ritrova a vivere in uno spazio neutro che lui stesso deve costruire , abitare vivere e trasformare.

Istintivamente viene voglia di guardare l’orologio per vedere quanto manca alla fine della lezione, ma nella sala di Danzaterapia non ci sono orologi, sono circondata da 4 pareti bianche da 5 finestre con delle tende bianche, ci sono io , il pavimento e questo spazio, che mi sembra immenso perché vuoto.

Ho tutto questo spazio dove posso muovermi come voglio, come desidero, cammino veloce, per riempire il  vuoto, ma una volta fatto il giro della sala mi assale la noia, cerco un orologio ma niente.

Piano piano arriva una musica molto lenta, sono dei suoni che sento entrare dentro la mia pancia, istintivamente mi viene da scendere a terra e sdraiarmi, nessuno dice niente che sono scesa a terra, allora provo a muovermi, le mie mani e il mio viso toccano il pavimento, mi sembra che c’è qualcuno che mi sostiene in silenzio e senza giudicarmi, mi fermo un istante per ascoltare, non so cosa, forse mi aspetto di sentirmi dire che così non va bene, ma tutto tace, c’è solo la musica e così continuo.

Piano piano un gesto segue un altro, sembra come se attraverso i miei gesti scivoli via dal mio corpo qualcosa che fino ad allora mi schiacciava, mi spingeva, ed entro in questo movimento, fluido, in questo tempo che sento appartenermi, non ci sono pensieri per il dopo, non ci sono ricordi di ciò che c’era prima, ci sono solo io su questo pavimento che rotolo nel mio tempo.

L’incontro termina, sento che respiro, sento il rumore dell’aria che entra ed esce dai miei polmoni come se fino ad allora avessi vissuto in apnea e poi la porta si apre ed esco, ritorno da quel mondo che avevo lasciato per un’ora soltanto e tutto mi sembra cambiato, trasformato…

Sembra che ciò che mi preoccupava prima, ora non mi preoccupa più, sento che tutto ciò che sto vivendo è più leggero. A un certo punto mi stupisco perché non sento più il bisogno di guardare il mio orologio, sembra che il mio corpo sappia già cosa fare, dove andare, quanto rimanere, la mia percezione del tempo è cambiata, no, ho semplicemente ricontattato un altro tempo il “mio tempo “.

L’esperienza della malattia, fisica o psichica, cambia  la percezione del tempo,  c’è uno scorrere incessante con i pensieri tra passato , presente e futuro, si crea internamente una spaccatura , una lotta tra il tempo dell’orologio e il tempo che la malattia ci invita a vivere quello nostro naturale, a volte ci si sente estranei dal resto del mondo e cerchiamo con tutte le nostre forze di rimanere dentro a questo tempo in cui siamo stati inghiottiti da sempre ma il nostro corpo ci spinge fuori , e come un “traghettatore” ci conduce verso un’altra terra sconosciuta.

Bisogna mollare, bisogna lasciarci portare e aver fiducia nel nostro corpo, perché il corpo trova la strada per risalire e riunirsi al nostro cuore e alla nostra mente.

Dott.ssa Cristina Pipan

Insegnante di Danzaterapia Clinica / Educatore professionale

Esperienza autobiografica

Sitografia

www.psicologiafenomenologica.it/articolo/tempo-filosofia-psicopatologia

 

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