ABITARE IL DOLORE

ABITARE IL DOLORE

Dobbiamo abitare il nostro dolore, sentire la nostra sofferenza non scappare, lasciare spazio attorno ai gesti ordinari, dargli uno spazio vuoto, per farli emergere affinchè aprano un varco nell’oscurità in cui di solito viviamo nel nostro quotidiano sonno….ecco che piano piano la consapevolezza si palesa. (Il Silenzio è cosa viva C.L. Candiani)

Diceva Buddhadhasa, un maestro tailandese “La sofferenza è come un rospo, ma ha in testa uno splendido diamante: solo nella sofferenza si puo’ sperimentare la fine della sofferenza”. (P.49 Candiani)

Dobbiamo imparare a rimanere dentro a noi stessi, dentro a tutto ciò che siamo e facciamo. Nella quotidianità ogni gesto, svegliarsi, mangiare, cucinare, lavare i piatti, tutto puo’ diventare una forma di danza, tutto ci insegna e ci porta verso la strada della consapevolezza del corpo e della mente.

La Vita è un flusso, così come la Danza, è azione che nasce tra un soggetto e un altro, quando entriamo in contatto con questo flusso ci accorgiamo che la vita è viva e possiamo abbandonarci ad essa come alla corrente di un fiume, rimanendo sempre “attivi” come un nuotatore.

Che cos’è e a cosa serve la Danzaterapia se non a insegnare alle persone a sentire e vivere ogni attimo della loro esistenza con consapevolezza, non è ricerca del bello, di un’estasi performativa, ma è condurre la persona e accompagnarla in un percorso di ascolto e presenza.

Dietro a ogni dolore e ogni sofferenza esiste una causa, possiamo fare gli struzzi o possiamo affrontare questo dolore, parlarci, ascoltarlo, percepirlo, sentire la sua profondità nella carne e nella mente, il “dolore” ci vuole semplicemente condurre verso la causa di tutto ciò che lo ha generato.

Se scappiamo dalle sensazioni spiacevoli, ci sfuggiranno anche le altre sfumature dell’essere al mondo, comprese le più liete e festose.  (P.48 Candiani).

Dott.ssa Cristina Pipan

Danzaterapeuta Clinica APID

Educatore Professionale socio-Pedagogico

Bibliografia

Il silenzio è cosa viva , Chandra Livia Candiani, Eindaudi Editore, Torino

 

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