La DANZATERAPIA CLINICA COME PROCESSO DI CONSAPEVOLEZZA CORPOREA
LA PESANTEZZA DEL CORPO
Quando ci mettiamo in cammino potremmo accorgerci a volte che il nostro passo e più pesante, mentre altre volte più leggero; a volte il piede ci spinge in avanti con facilità, altre volte possiamo sentire che il peso del corpo trattiene il passo e non ci permette di avanzare.
La pesantezza dei pensieri che ci portiamo dentro, dei doveri della vita che facciamo, aumenta la qualità e l’intensità del peso del nostro corpo.
I piedi sono quella parte del nostro corpo che ci permettono di avanzare di andare verso la direzione, verso il nostro progetto, ma tante volte la direzione verso cui andiamo forse non è quella che vogliamo veramente ed ecco che il passo diventa pesante, faticoso, le gambe, le ginocchia e tutto il corpo si irrigidiscono, come se si rifiutassero di seguire quel percorso che stiamo facendo e quindi la direzione verso cui stiamo andando.
La Postura è la parte visibile del nostro corpo formatasi da tutta una serie di adattamenti invisibili e interni influenzati da fattori genetici, psicologici, emotivi, patologici, traumatici, ambientali, biomeccanici, neurofisiologici, tutto ciò che viviamo ma soprattutto come lo viviamo, condiziona la nostra postura e quindi la nostra forma, la forma del corpo che portiamo nel mondo.
LA DANZA COME TERAPIA
Attraverso la Danzaterapia e le pratiche di Movimento Somatico impariamo a prendere consapevolezza della forma del nostro corpo in questo momento, percepiamo come siamo fuori e dentro di noi perché tutto ciò che è fuori di me è stato costruito da ciò che vivo e ho vissuto dentro: emozioni, sentimenti, esperienze che il mio sistema nervoso e le mie cellule hanno recepito e hanno trasferito ai muscoli alle ossa e agli organi del corpo.
La Danzaterapia ci insegna a sviluppare un movimento consapevole portando la forma del corpo in uno spazio in cui non c’è giudizio alcuno e quindi dove posso sperimentare e scegliere che forse esiste qualche altra forma in cui il mio corpo puo’ sentirsi meglio.
Un movimento fluido, spontaneo, aiuta tutte le diverse parti del corpo a sciogliersi: la tesa, il collo, le spalle, le ginocchia il bacino, ed ecco che quel peso che mi portavo dentro cambia perché la compattezza della rigidità rende più pesante il corpo.
Mano a mano che tutte queste strutture fisiche e non incominciano a sciogliersi, il corpo inizia a diventare più leggero e i nostri piedi iniziano a portarci verso la nostra direzione e non più quella dettata da altri.
DOBBIAMO IMPARARE A PERDERCI PER RITROVARCI
James Hillman diceva “che ciascuna persona è portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta.”
Ognuno di noi ha una vocazione innata che, se ascoltata e coltivata può portarci alla piena realizzazione di noi stessi, ma siamo veramente capaci di ascoltarci?
Bisogna imparare a prendere consapevolezza di noi, uscire dalla gabbia dell’”Io” e renderci conto che ogni esperienza vissuta ha il suo senso e può essere fondamentale per comprendere la nostra vocazione, poiché potrebbe essere l’unico modo possibile affinchè la nostra unicità si riveli.
Arriva un momento nel caos dell’esistenza in cui dobbiamo imparare a perderci, sperimentare la possibilità di non avere direzioni o mete, lasciare che il corpo navighi nel mare del vuoto senza un terra ferma in vista, lasciandoci trasportare dalla leggerezza dello spazio, perchè è qui che il corpo ritrova la sua direzione.
Dobbiamo sentire la “paura del vuoto” perché è lì che si celano le nostre potenzialità ed è proprio entrando nello “spazio della paura” che ognuno di noi potrà realizzarsi veramente.
Pipan Cristina
Insegnante di Danzaterapia Clinica